Il campanile della chiesetta di Santa Maria in cima alla collina suonava a martello la sua campana per chiamare il popolo a raccolta. I contadini, accorsi in piazza per ritrovarsi coi proprietari terrieri in occasione della Festa di San Martino, volgevano lo sguardo curioso verso la chiesa. Nobili e notabili, lentamente, procedevano verso il sagrato. Frusciavano, nel tepore di quell’estate fuori stagione, le tonache dei canonici di Testona e le sottane di alcune donne attardatisi al mercato. Quando i capifamiglia e i notabili furono tutti presenti, un silenzio denso di trepidante attesa si impadronì della piazza Maggiore.
“Nell’anno 1230 dall’incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo…” una voce, dal centro del sagrato si era levata nitida, iniziando a declamare l’atto solenne. Era l’11 novembre, il sole alto nel cielo. “…i Signori qui convenuti, con il concorso del Capitolo dei Canonici di Santa Maria di Testona, di tutto il Popolo, ovvero dei notabili del borgo, dei contadini che vivono in questo territorio e dei borghesi abitanti entro le mura, deliberano che il libero comune quivi costituito abbia potere su questa terra, chiamata Montis Calleri…”. Le campane ripresero a suonare festanti, la gente applaudì entusiasta: quella nuova città che nasceva offriva a tutti loro un nuovo futuro.
Era passato poco tempo da quando i Testonesi erano riparati alle pendici della collina dell’allora territorio di Mairano, dove già avevano trovato asilo alcune famiglie del comune signorile di Calpice, fuggite dalle piene ricorrenti del None, oggi noto come Chisola. Non certo un territorio disabitato, tutt’altro: c’era già un insediamento sulla sommità della collina, intorno alla chiesetta di Santa Maria, i cavalieri Templari avevano costruito un ponte di barche per l’attraversamento del Po alle pendici, dotando la loro magione di Sant’Egidio di un ospedale e di una cappella. Le popolazioni accorse da Calpice e Testona avevano contribuito ad ingrandire l’insediamento originario, fino a renderlo più grande e più forte, tanto da permettersi di costituirsi finalmente in libero Comune.
Terminata la lettura, tutti i notabili apposero le loro firme sull’atto e, insieme a tutto il popolo accorso a festeggiare, entrarono in processione nella piccola chiesa di Santa Maria, dove i Canonici di Testona intonarono all’unisono il Te Deum: i primi Moncalieresi, ringraziavano così Dio per la conquista della nuova sicurezza, invocando la Sua protezione sulle loro terre, le loro case, il loro bestiame, i loro campi e promettendo di ingrandire quella Sua piccola casa, facendola diventare, oltre un secolo dopo, uno delle più belle chiese romanico-gotiche del Piemonte.
Da quel primo 11 novembre ne sono seguiti altri 793, anni lunghi, ora di pace ora di guerra, ora di prosperità ora di carestia, minacciati dalle alluvioni o baciati dal sole che indorava le spighe. Anni in cui le strade di Moncalieri sono state calpestate da San Francesco e Rino Gaetano, Vittorio Emanuele II e Alessia Ventura, Marianna Fontanella (Beata Maria degli Angeli) e Luigi Rossi di Montelera, Pietro Canonica e Bernardo di Baden, Paolo Montagna e Virginia dij Can, Ugo Viola e Michele Antonio Milocco, Luca Argentero e Maria Clotilde di Savoia, San Vincenzo Ferreri e Alessandro Baricco, Pio VII e Tommaso Juglaris, Carlotta Gilli e Giovanni XXIII, nobili e industriali, santi e pittori, musicisti e sportivi, attori e letterati, politici e show girl, pontefici e disperati. Tutti a camminare sulla stessa terra, a respirare la stessa aria, a vivere- per un giorno, un anno, una vita- una città che affascina coi suoi campanili riflessi dal Po e le sue luci incastonate nel buio della collina.
E per un giorno, per oggi, ci vogliamo fermare qui, a contemplare dal ponte nuovo questa bellezza, provando, per un giorno solo, a far finta che non ci siano i sarcofagi dell’era industriale, che non esistano quelle insultanti isole ecologiche in centro città- regalo di qualche politicante vanaglorioso-, che l’antenna incagliata nel cuore di Santa Maria sia scomparsa, che blatte e topi (e magari anche gli spacciatori) abbiano lasciato definitivamente Borgo San Pietro, che la viabilità sia ordinata e non subisca gli umori del potente di turno. Perché è bella, Moncalieri, anche se di una bellezza sbattuta, e tutti dobbiamo prendercene cura, fuori dalle logiche social e quelle miserande della politica locale.
*il racconto della fondazione della Città è liberamente ispirato alla Cronologia di Occhiena custodita nell'Archivio comunale.
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